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Stress natalizi

E’ arrivato il periodo dell’anno che ogni madre teme.

Sì, parlo di Natale.

Ma non per la caccia compulsiva al cicciobellobuacaccapipìtipreparoilcaffélamattina in offerta a diciannoveeurienovantanove all’ipercoop, ma solo se lo acquisti nella notte di plenilunio in attesa dell’allineamento cosmico di marte e sirio con la piramide di Giza.

No.

Parlo della stramaledetta recita di Natale. Per la quale non sarò mai grata abbastanza alle nuove maestre della scuola elementare che hanno deciso di NON FARLA.

Un premio Nobel per la pace a queste donne, subito.

Eh sì, perché avete idea di cosa mi stanno risparmiando?

Non bastano i Babbo Natale fatti con i cartoni dello scottex avvolti in una nuvola di cotone idrofilo e cellophane, destinati a prendere polvere fino alla maggiore età dei nostri bambini, nascosti sullo scaffale più recondito della casa.

Non basta nemmeno agonizzare alla recita nel gelido teatrino di quartiere intitolata “Il boschetto degli Elfi di Babbo Natale”, in cui 120 bambini si riversano su un palco di 5 metri per 5 tutti vestiti identici come operai in catena di montaggio tanto da rendere irriconoscibile la propria prole, causando la disperazione dei poveri padri addetti a riprendere il tutto con telecamera e mano malferma.

Li riconosci perché vagolano gobbi tra le file di sedie di legno, strisciando come marines per accaparrarsi la prima fila, e scoprire con sgomento solo a casa di aver ripreso per tutto il tempo Gilberto della seconda C, anziché il proprio figlio.

“Ma come potevo riconoscerlo in mezzo ad altre 119 magliettine bianche senza scritte?”, si giustificherà lui.

E qui vi volevo.

Il 30 di novembre, scatta automatica, la diabolica richiesta: la “classica maglietta verde liscia, senza scritte”. O se preferite rossa. O bianca.

Ora dico: siete serie?

In generale: le magliette lisce senza scritte, non esistono. Nemmeno le maglie della pelle sono lisce senza scritte. E anche se lo sono, mediamente sono però a righe, a pois, a quadretti o in varie nuances, manco fossero cadute accidentalmente nella varechina.

I nostri figli le magliette senza scritte le schifano, non appena sono in età di ragione.

E prima le schifiamo noi, perché a noi piace taaaaantoooo portare nella carrozzina quel ranocchio con indossa una maglia verde con su disegnato un ranocchio!

Vedete? Non se ne esce.

La maglia verde, nemmeno Salvini la porta senza scritte. Perché come minimo c’è su scritto “LEGA NORD”, applicata con lettere in gomma talmente spesse che non puoi nemmeno pensare di fargliela indossare al contrario, o dal pubblico leggerebbero DRON AGEL in trasparenza, che già non è un bel vedere, su un bambino mezzo africano poi…

Per non parlare della maglietta rossa. Allora, in casa mia, l’unica maglia rossa ha su il faccione di IRON MAN. E ringraziate che non sia il Gabibbo. Cui si tende comunque ad assomigliare, con indosso una maglia rosso fuoco, liscia.

Se proprio vi va bene, in questo periodo potete trovare ogni variazione sul tema natalizio, impresso sul davanti, dalla renna al piccolo aiutante di Babbo Natale.

E la vostra unica speranza è fargliela indossare col dietro sul davanti, obbligando vostro figlio a muoversi sul palco come un egiziano per non svelare il trucco.

Infine, non tralasciamo il potenziale della maglia bianca.

BIANCA.

Parliamone.

Siamo a Dicembre, non a luglio, unico mese in cui io riesca a concepire di indossare un capo bianco.

Inoltre, ve lo immaginate un bambino di quattro, cinque, sei anni, che indossa un capo BIANCO? Quanto mai potrebbe durare indosso, pulito? Cinque minuti? Al primo starnuto la pacchia è finita. Per non parlare del primo piatto di pasta al sugo…

E allora tu parti decisa, diretta allOviesserepartointimo, certa di trovare una cazzo di maglietta bianca senza scritte e senza spendere un capitale.

No, semplicemente non esiste. Capitan America e Spiderman (o a scelta Elsa e le Winx per le bambine) imperversano ovunque, persino sulle chiappe delle mutandine.

Figuriamoci se risparmiano le maglie della pelle.

“Ma provi da tezeeeenissss signora”, bela la commessa zelante.

CIHOGIAPROVATO, sibili tu, e anche da Decathlon, ma persino lì le magliette bianche hanno, piuttosto che niente, la scritta QUECCIUA in argento catarifrangente, visibile al buio, sulla schiena.

Almeno con quella sarà più visibile di un cercatore di funghi, nella bolgia del “Boschetto degli Elfi”, con buona pace del papà marines e della sua tremolante telecamerina!

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